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PREMESSA
Pescosolido è un
paesino situato a nord-est di Sora, a 630 metri s.l.m. Dista 38 km.
da Frosinone, della cui provincia fa parte fin dal 1927. Deve il suo nome
al peschium[1],
lo scoglio che dalla Profica s’erge, solidum
et solare, a formare un primo
ripiano alla Civitella ed un secondo, oblungo, alla sommità (Codarda -
Colle S. Giovanni). Nulla si sa sulle sue origini. Probabilmente furono
alcuni pastori di Sora che per primi si stabilirono sul peschio
per accudire meglio alle loro greggi. Le prime notizie certe su
Pescosolido, che ha sempre seguito le vicende storiche di Sora, si hanno a
partire dall’XI secolo.[2]
Fino al 1915 il paese era arroccato sul peschio
ed era ripartito in 13 “contrade”: Chièia[3],
Codarda[4],
Civitella[5],
Mura, Colle S. Giovanni, Ospidale (seù
Mandre Vecchie), Piazza (seù Tribuna),
Mandola (o Amandola o, in dialetto, Nocìcchia
o Miénnera), Colle, Borgo
Isolata, Grottelle, Valle e Portella. Dopo il rovinoso terremoto del 13
gennaio l9l5 (che fece 132 vittime) il paese venne ricostruito ad est e a
sud del peschio (alle Cortine,
al Morrone, al Fornovecchio e a S. Maria).
Fino agli anni ‘50 gli abitanti praticavano l'agricoltura, la
pastorizia e l'artigianato. Oggi lavorano nelle fabbriche, nei cantieri
edili, nei negozi e negli uffici. Alcuni coltivano i campi ed allevano
bestiame, ma come attività secondaria. Pochi son quelli che praticano
esclusivamente l’agricoltura o l’allevamento del bestiame. Dal
censimento del 2001 si rileva che in paese vivono 575 famiglie per un
totale di 1.568 abitanti: 769 maschi e 799 femmine (con una media 2,73
persone a famiglia), che occupano 575 abitazioni (2.113 stanze, in media
3,67 stanze per abitazione; ma restano vuote altre 346 abitazioni per un
totale di 916 stanze). Nel capoluogo vivono 682 abitanti (334 maschi e 348
femmine); i rimanenti 886 vivono nelle frazioni e nelle case sparse.[6]
Il paese oggi si presenta ordinato, pulito e dotato di tutti i
servizi indispensabili. Niente di speciale, naturalmente. Però la
discrezione degli abitanti, il silenzio, l'aria pura, le sorgenti
incontaminate, il verde sconfinato ecc. ecc. ne fanno un luogo ideale per
chi ama la tranquillità, la vita semplice e le bellezze dell’intatta
natura.
Ovviamente anche Pescosolido segue il destino degli altri paesi
dell’entroterra appenninico sia per ciò che riguarda l’emigrazione
(massiccia negli anni ‘50) sia per ciò che riguarda il modo di vivere.
Dovendo adeguarsi alla vita moderna, si affretta a dimenticare il passato.
Dialetto, costumi e tradizioni sono quasi scomparsi, come l’agricoltura,
la pastorizia e l’artigianato. Poco male: il passato è anche sinonimo
di privazioni, stenti, sofferenze ed è bene non rimpiangerlo troppo. Di
esso, infatti, rimane ben poco. Rimangono giusto le case scampate al
terremoto (che però andiamo adattando ai nostri bisogni), gli olivi
secolari (che andiamo sostituendo con altri più giovani e di qualità
migliore), i monti incantevoli (che ormai utilizziamo quasi esclusivamente
per le escursioni domenicali). Il dialetto ormai viene parlato solo dalle
persone anziane. Gli altri lo hanno abbandonato da tempo, dovendo
confrontarsi giornalmente più con i forestieri che con i compaesani.
Anche i proverbi abbiamo accantonato: non ci servono più, poiché abbiamo
altri mezzi, moderni e scientificamente provati, per risolvere i nostri
problemi. Sono scomparsi anche i mali più ricorrenti, come il malocchio,
le fatture, le apparizioni di fantasmi, le streghe ed i lupi mannari, che
tanto affliggevano i nostri nonni (in verità qualcuno ancora crede a
queste cose, ma non lo dà a vedere, per pudore). Viviamo, quindi, in un
mondo nuovo, regolato dalla scienza, dalla tecnologia, dall’informatica
e dall’evoluzione programmata. Tuttavia a me piace tornare un po’
indietro nel tempo, per ricordare alcune cosucce di cui tra qualche anno
probabilmente non resterà traccia. Si tratta di frammenti (preghiere,
proverbi, canti, credenze ecc.) che ho raccolto qua e là nel corso degli
anni, frequentando pastori, contadini, artigiani, boscaioli, cacciatori ed
altri. Li riporto così come li ho trovati, senza sottoporli a studi o
riscontri particolari (che esulano dal mio intento). Qua e là potranno
affiorare analogie e somiglianze con altre comunità. Ma non c’è da
meravigliarsi: nel passato nessuna comunità, per quanto chiusa fosse,
poteva ritenersi al riparo da influenze esterne. I rapporti con i paesi
vicini (che pure c’erano, anche se saltuari) e gli spostamenti
stagionali di pastori e braccianti[7]
comportarono inevitabilmente un travaso di conoscenze, esperienze,
proverbi, canti, comportamenti ecc., i quali, se non modificarono
l’identità di ciascuna comunità, sicuramente la arricchirono (o la
inquinarono, a seconda dei punti di vista).
Ho scritto questo volume per mio passatempo, ma anche per fare un
omaggio ai miei compaesani. Ai quali, se la cosa non tornerà gradita,
chiedo indulgenza.
Ottavio
Cicchinelli
[1] Dal latino medioevale pescum, pesculum e pesclum, rupe, strapiombo, luogo scosceso. – in Ernesto Giammarco, Dizionario Abruzzese Molisano, VI, Roma 1990; C. Battisti - G. Alessio, Dizionario Etimologico Italiano, IV, Firenze 1968 in E. M. Beranger, Osservazioni storico-archeologiche su alcuni toponimi della Media Valle del Liri, p. 64, pubblic. in Omaggio al Dialetto del Centro Studi V. Patriarca, Sora 1986. [2]
Nel gennaio 1033
“Pescolosulo appare per la prima volta in un atto di donazione della
chiesa di Sant’Angelo con un vasto territorio” – in Luciano
Caira e Vincenzo Orlandi, XIV
Comunità Montana Valle di Comino, Printhouse S.r.l. - Castelliri
(Fr), 1997, p. 37.
Nel 1167 Pescosolido (con Sora, Rocca Sorella e Brocco) fu dato in feudo
a Simone di Sorella dal re di Sicilia Guglielmo il Buono.
– Chronicon Fossaenovae
in Achille Lauri, Sora,
Isola del Liri e Dintorni, Sora 1913, p. 59
Nel 1208 Pescosolido fu fatto occupare da papa Innocenzo III. – in
Riccardo da S. Germano, Cronaca,
traduzione e note di Giuseppe Sperduti, Ciolfi - Cassino 1995, p. 120.
Nel 1215 l’imperatore Federico II cedette Pescosolido (con Sora, Rocca
Sorella, Arpino, Arce, Fontana, Brocco, Rocca de Vivo, Isola e
Castelluccio) alla Chiesa Romana e, per essa, in baronia a Riccardo,
fratello di papa Innocenzo III. - Archivio Vaticano Reg. Cencii
Camerarii, fol. 145, pubblic. in O. Raynaldi, Annales Ecclesiastici ab anno MCXCVIII ecc.; L. A. Muratori, Antiquitates
Italicae Medii Aevi, t. V, Mediolani MDCCXLI, p. 653 ecc., in
Alessandro Magliari, Bollettino Storico Volsco, Arpino 1897.
Nel 1230, per ordine dello stesso Federico II, il giustiziario di Terra
di Lavoro Stefano di Anglone scacciò gli abitanti e distrusse il
paese. – in Riccardo da S. Germano, op.
cit., p. 120.
Per gli anni 1308-1310
alle chiese di Santa Maria e di S. Pietro (unite in una sola voce) “in
castro Pescli Solidi” fu registrata una rendita di 2 tarì e 12
grana. – in Rationes Decimarum
Italiae nei secoli XIII e XIV, Campania, a cura di Mauro Inguanez,
Leone Mattei-Cerasoli e Pietro Sella, CITTA’ DEL VATICANO, Biblioteca
Apostolica Vaticana MDCCCXLII, p. 17.
Per gli anni 1320-1321
il paese pagò alla Regia Corte 6 once, 20 tarì e 4 grana (mentre
Alvito pagò 65 o., 26 t. e 4 g.; Sora 47 o., 9 t. e 1 g.; Campoli 9
t. e 1 g.) – da C. Minieri Riccio, Notizie
Storiche tratte da 62 registri angioini, Napoli 1877,
in A. Magliari, op. cit.
Il 17 agosto 1500,
“regnanti le serenissime maestà Carlo e Giovanna, re e regina di Spagna
e delle Due Sicilie, ad laude gloria del onnipotente et altissimo Dio,
della matre vergine maria et de sancto Iohanni apostolo et Evangelista
Iohan Battista petro paulo Apostoli sancto Nicola digna et merita
vergine et martire Lorenso”, per il bene del popolo e per “la
regia fidelita” a Francesco D’Avalos marchese di Pescara ed
alla “sua dilectissima
consorte” Vittoria Colonna,
“camerlingo (sindaco),
maxari adjunti (assessori) et
populo de Pescosolido” si
riunirono nella venerabile chiesa di San Giovanni ed elessero, “nemine
discrepante”, i membri di una commissione per la riforma e
l’aggiornamento degli “statuti
municipali” (norme atte a rendere ordinata la vita in paese:
elezione degli amministratori e controllo sul loro operato, esercizio
degli usi civici, tributi, manutenzione di strade pubbliche ecc.). –
in A. Magliari, op.
cit.
“Pesco-Sòllare, o
Pesco Sòlare nel 1532 fu
tassato per fuochi 82, nel 1545 per 91, nel 1565 per 192, nel 1595 per
246, nel 1648 per 256, nel 1669 per 208 e nel 1737 per 91”. - in
Lorenzo Giustiniani, Dizionario
Geografico Ragionato del Regno di Napoli, t. VII, Napoli 1804. [3] Dal lat. plaga, piccolo ripiano. [4] Dal lat. cauda arida, striscia di terra arida, improduttiva. Fa il paio con Colledardo (dal lat. collis aridus, colle arido). Così dicono gli esperti. [5] Luogo posto in alto, su cui è stato costruito un centro abitato. – in E. Giammarco, op. cit. [6] Nel passato gli abitanti erano più numerosi: 2.168 nel 1731, 2.483 nel 1793, 2.482 nel 1931. Nel Secondo Dopoguerra diminuirono rapidamente a causa dell’emigrazione, tanto che nel 1991 si ridussero a 1.473. Nel 1861 Pescosolido, con i suoi 2.271 abitanti, seguiva Sora (12.434 ab.) e Isola del Liri (4.807); ma precedeva Campoli Appennino (1.547 ab.), Broccostella (1.027 ab.) e Castelliri (1.473 ab.) - in Registri Parrocchiali di Pescosolido; Archivio Comunale di Pescosolido; Vincenzo Paniccia e Italo Vittorio Pisani, I Comuni del Mandamento di Sora dalla fine dell’Ottocento alla fine del Novecento, Centro Studi Sorani “V. Patriarca” - Sora 2002. [7] Dal 1700 e fino al Secondo Dopoguerra da Pescosolido, come dai paesi limitrofi, pastori e “bracciali” se ne partivano annualmente: i primi verso Fondi, Sperlonga e Minturno, dove rimanevano da novembre a maggio; i secondi verso la Campagna Romana, dove rimanevano da novembre a giugno. Nel 1793 su una popolazione di 2483 unità, abbandonarono il paese in 635: 90 erano “parte Padroni e parte Custodi d’armenti” (1 vedovo, 45 coniugati, 44 celibi), 545 erano i “lavoratori di Campagna” (5 vedovi, 233 coniugati, 307 celibi). In “Patria” rimasero solo 193 lavoratori (15 vedovi, 92 coniugati, 86 celibi). - dalla Mappa dello Stato delle Anime della Parrocchia de’ SS. Gio:batta, ed Evangelista di Pescosolido Diocesi di Sora di Terra di Lavoro anno Pasquale 1793 (a tutto li 14 Giugno 1794).
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